Quando i coniugi decidono liberamente quanti figli avere
Nella famiglia patriarcale, il numero dei figli era generalmente alto, fino ad una decina e anche più; di questi, solo una parte sopravviveva alle malattie e raggiungeva l’età adulta. I sopravvissuti erano necessari al lavoro agricolo della famiglia; inoltre essi erano una garanzia di sicurezza per i genitori quando questi, divenuti vecchi, avrebbero avuto bisogno di assistenzae di cure.
Per questo l’abbondanza di figli – ovvero l’abbondanza di braccia – veniva considerata una ricchiezza. Oggi, nella famiglia nucleare (o coniugale) occupata in fabbrica o in ufficio, dipende aconomicamente dallo stipendio, i figli non sono più una ricchezza; inoltra non danno più garanzie di assistenza per la vecchiaia perchè, appena diventano adulti, devono scegliersi la loro strada, che spesso li porta lontano da casa e spesso li separa quasi del tutto dai genitori.
Ecco perchè oggi succede che la maggior parte delle famiglie decide di non avere più di due o tre figli; in certi casi, addirittura, le coppie vi rinunciano del tutto, sia perchè temoni di non poter offrire loro un futuro sereno e sicuro, sia perchè non intendono rinunciare alle attività a cui amano dedicarsi.
Crescere un figlio, infatti, non è un gioco e richiede tempoe denaro, disponibilità e amore. Questa volontaria e spontanea limitazione delle nasciterientra nella pianificazione familiare individuale; la parola “pianificazione” indica che l’individuo stabilisce in anticipo come desidera costituire la propria famiglia.
La legislazione italiana non dà nessuna indicazione a questo proposito, e lascia alle coppie e ai singoli la più assoluta libertà di decidere quanti figli avere.
In altri Paesi, invece, dove la popolazione crescea ritmi vertiginosirispetto alle possibilità economiche (per esempio in India, Massico, vari Paesi del “terzo mondo”) lo Stato lo Stato favorisce la diminuzione delle nascite con interventi di vario tipo.